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Giorni di sabbia

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di Aimée de Jongh Coconino Press Traduzione di Laura Pignatti

Immergersi nelle tempeste di sabbia negli anni Trenta in Oklahoma con una macchina fotografica in mano non vuol dire solo documentare un disastro ambientale. 

Arrivare in quelle terre desolate significa incontrare storie, resistenze, dolori, amori, desideri, gesti di semplice accoglienza, avversità, diffidenza.

Stare lì significa confrontarsi con la nostalgia di chi decide di lasciare la propria terra e con l’ostinazione di chi rimane, malgrado tutto.

Allora nascono le domande sul senso del proprio lavoro, sulla capacità di riuscire a far capire i sussulti, le emozioni, le speranze e le rassegnazioni delle persone toccate dalle avversità.

E cresce anche la rabbia quando ci si deve arrendere all’incapacità di soccorrere, di salvare.

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